di Andrea Perolino

La fase dell’adolescenza è assai affascinante e ricca di cambiamenti. In essa si condensa tutta una serie di stravolgimenti fisici e psicologici che non si riscontra in nessuna altra fase della vita umana.

Tutto ciò è direttamente legato alle caratteristiche del cervello tipiche di questa età: numerosi studi hanno infatti dimostrato come il cervello degli adolescenti sia diverso da quello degli adulti e dei bambini. Durante questa fase il cervello cambia, ed è un dato di fatto che non può essere ignorato. In primo luogo dai genitori, depositari dell’educazione dei figli, e nondimeno dalla scuola, luogo della loro formazione.

Un contributo importante alla materia lo ha fornito Sarah-Jayne Blakemore, docente di scienze cognitive all’Institute of Cognitive Neuroscience di Londra, che attraverso i suoi studi sul cervello degli adolescenti ne ha fotografato i mutamenti. Gli adolescenti possiedono un alto potenziale di apprendimento, sono curiosi, desiderano conoscere il mondo e fare esperienze nuove. Non temono il pericolo, e non tengono in considerazione le possibili conseguenze delle loro azioni. L’adolescenza è “il periodo peggiore per soffocare la loro creatività – sottolinea la professoressa Blakemore – Gli adolescenti sono capaci di fare cose straordinarie, eppure le scuole non sono cambiate tanto da 400 anni a questa parte. Più imparo su quanto il cervello dei teenager sia plastico e pronto a modificarsi, più mi domando se stiamo fornendo loro il giusto ambiente di apprendimento”.

Secondo gli studi di Blakemore e altri neuroscienziati, nella fase dell’adolescenza il cervello subisce un vero e proprio rimodellamento, arrivando al suo massimo sviluppo. Subentra allora un processo che gli studiosi definiscono pruning, ossia la “potatura” di un gran numero di sinapsi, la cui funzione è quella di sfoltire ciò che non serve, per aumentare l’efficienza e le potenzialità del cervello. Tutto ciò ha principalmente un duplice effetto: si attiva di più la parte del cervello che ha a che fare con le emozioni e gli affetti, mentre a subire le conseguenze del taglio è soprattutto la parte collegata al controllo del comportamento e dei rapporti con gli altri.

Ecco allora che trovano una spiegazione scientifica quelle turbolenze e insofferenze che contraddistinguono il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. I ragazzi iniziano a essere più intolleranti all’ambiente familiare e alle raccomandazioni di genitori e insegnanti, e più protesi all’indipendenza e a vivere nuove esperienze, anche se rischiose. “Dopo la pubertà c’è bisogno di aprirsi verso l’esterno ed esplorare l’ambiente – dice ancora la professoressa Blakemore – e di affiliarsi al proprio gruppo sociale perché è il momento di diventare indipendenti dalla famiglia”. Per tornare al mondo scolastico, secondo la studiosa gli adolescenti sarebbero portati a immaginare una scuola del tutto diversa da quella che sono costretti a vivere quotidianamente, e “punterebbero molto più sull’apprendimento fra pari, svilupperebbero orari di studio più adatti al loro ritmo sonno-veglia, aule con spazi aperti, piani di studio individualizzati”.